Scienze, tecnologie, ingegneria, matematica – in breve, area STEM. Queste materie evocano nella mente l’immagine di un uomo, giovane o maturo, vestito elegante o eccentrico, più o meno occhialuto, ma un uomo. Questo è uno stereotipo suffragato dalla frequenza con la quale gli uomini lavorano in area STEM e dalla frequenza con cui gli uomini assumono posizioni in questo settore più visibili e prestigiose.

Questo, ma soprattutto il perché questo accada, è stato l’argomento della serata al Caffè scienza che ha visto come protagonista Tindara Addabbo, docente di politica economica del nostro Ateneo. La professoressa ha aperto la serata con un dato che riassume in tutta la sua crudezza la disparità tra uomo e donna nell’accademia. La “forbice delle carriere” è il grafico che mostra la percentuale della presenza maschile e femminile all’interno delle posizioni accademiche via via superiori e meglio retribuite (laureando, dottorando, assegnista, ricercatore a tempo determinato, professore associato e professore ordinario). All’inizio la percentuale di studenti e studentesse all’interno delle diverse facoltà universitarie è equivalente; successivamente la forbice si apre progressivamente, fino a quando nel caso del professore ordinario gli uomini sono il doppio delle donne. La forbice delle carriere è particolarmente accentuata quando si considera l’area STEM, dove lo squilibrio inizia già a livello di laureandi e laureande. Il disequilibrio esiste anche negli stipendi: in tutte le professioni la differenza salariale tra uomini e donne in Italia è 6%, anche se questo dato non prende in considerazione le donne che neanche entrano nel mondo del lavoro (se si corregge per questo parametro, la differenza diventa 18%). Nel settore Information and Communication Technology (ICT) la differenza salariale cresce al 15%. Ci sono meno donne laureate nel settore ICT, dato in aumento quando si considerano gli specialisti. Quando si considerano le competenze digitali oltre a quelle base e la capacità di problem solving si osserva un gap tra uomini e donne, a sfavore delle donne, particolarmente evidente in Italia, ma presente in diverso grado in Europa.

La ricerca delle origini di queste diseguaglianze è condizione necessaria per cambiare questo andamento. La forbice delle scelte sembra aprirsi molto presto: a 15 anni, un ragazzo su quattro pensa che a 30 anni lavorerà in area STEM, mentre solo una ragazza su otto si vede in questo settore; questa sproporzione è particolarmente significativa perché è considerata su ragazzi ad alto rendimento nelle materie STEM. Le competenze, inoltre, risultano differenti anche se valutate a un’età estremamente precoce, 7 anni, per quanto riguarda calcolo e capacità logiche.

I dati statistici sono sterili se non vengono utilizzati come punto di inizio per creare interventi che possono modificare la situazione analizzata. Nella platea del Caffè scienza si è aperta una discussione vivace sugli interventi possibili. Vista la precocità del differenziamento delle competenze, due punti sono emersi come critici nella scelta: l’insegnamento e la famiglia. I genitori sono infatti più propensi a pensare che i figli, più che le figlie, abbiano una possibilità di crescita in un settore STEM, e questo scoraggia le ragazze; lo scoraggiamento diminuisce se i genitori sono laureati o se la madre lavora in area STEM. Anche tipo di scuola (il liceo), le ore di scienze e diverse attività per la promozione della scienza incoraggiano le ragazze a scegliere la strada delle discipline STEM. Nuovi modelli organizzativi per avere un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale permetteranno alle donne di accedere a posizioni più prestigiose e meglio retribuite in concomitanza con una maternità pienamente vissuta. A supporto di tutti gli interventi, la centralità di modelli rilancia su più vasta scala l’importanza della presenza di madri STEM: la conoscenza di donne che hanno raggiunto ruoli rilevanti in area STEM permette alle ragazze di immaginarsi nello stesso ruolo.

La Commissione Europea stima che a breve non ci saranno abbastanza lavoratori in area STEM rispetto alla richiesta; se in questo settore entrassero più donne si potrebbe colmare questa necessità. Bisogna avvicinare le ragazze al digitale, alle tecnologie e alle scienze.

Una scienza diseguale: perché poche donne nelle discipline STEM?