Il cinema, come forma d’arte e intrattenimento di massa, ha da sempre avuto un ruolo cruciale nel plasmare l’immaginario collettivo su vari temi, inclusi quelli legati alla scienza. La scienza, con le sue scoperte rivoluzionarie, le sue teorie complesse e i suoi protagonisti spesso misteriosi, è diventata una fonte di ispirazione per registi e sceneggiatori. Ma in che modo il cinema rappresenta realmente il mondo della scienza e quanto la figura dello scienziato riflette la realtà? Ad affrontare questo tema, in questo terzo incontro di Caffè Scienza, è il critico cinematografico Roy Menarini, Professore Ordinario presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.
Il cinema, contrariamente a quanto si possa pensare, non nasce con l’intento di essere uno strumento di intrattenimento. La sua origine è legata alle grandi scoperte scientifiche della seconda metà dell’800, frutto del lavoro di due inventori: i fratelli Auguste e Louis Lumière che, il 28 dicembre 1895, proiettarono per la prima volta una sequenza di immagini in movimento in un Caffè. I primi filmati cinematografici realizzati ritraevano scene di vita quotidiana, ma l’uso delle immagini in movimento trovava soprattutto applicazione nel campo della ricerca scientifica. Il cinema fu fondamentale in campo medico, per le riprese di interventi chirurgici o l’uso dei raggi X, in astronomia, nelle scienze belliche, in zoologia, dove Étienne-Jules Marey creò un fucile cronofotografico capace di scattare foto in sequenza. Il cinema venne impiegato anche nelle scienze umane e sociali con il documentario etnografico, per l’esplorazione di popoli lontani; in sessuologia e neuropsichiatria.
Nel tempo, l’arte narrativa cinematografica ha messo da parte l’approccio più rigoroso della ricerca scientifica per abbracciare la fantasia. Quando si parla di scienza nel cinema, è naturale fare riferimento alla fantascienza, la quale può essere considerata come un insieme di sottogeneri che confluiscono in ciò che definiamo “fantastico”, ossia tutto ciò che supera le conoscenze sociali e scientifiche del tempo. Il fantastico funge da “ombrello” sotto il quale trovano spazio tutte le idee che oggi consideriamo impossibili, come la vita dopo la morte, fantasmi, zombi, o l’esplorazione di mondi immaginari, fino ad arrivare ai supereroi. La fantascienza occupa una posizione precisa all’interno del genere fantastico, poiché trasforma l’ordinario in straordinario attraverso ipotesi parascientifiche, basandosi su ciò che non è ancora accaduto, esplorando temi come la clonazione, i viaggi nel tempo, nello spazio e gli universi paralleli. Uno dei primi film di fantascienza risale al 1902, intitolato “Viaggio sulla Luna”, diretto dal francese Georges Méliès. A differenza dei fratelli Lumière, Méliès era un impresario teatrale e narratore, specializzato in spettacoli popolari con effetti speciali teatrali. Dopo aver scoperto l’invenzione del cinema dai Lumière, decise di trasformare le sue storie, fino ad allora rappresentate nel suo teatro parigino, in film, per un pubblico molto più ampio. Realizzando un set e utilizzando rudimentali effetti speciali, creò un film di 15 minuti in cui uno scienziato organizza un viaggio sulla luna. Questo film segnò una svolta nella storia del cinema, dimostrando che il mezzo poteva raccontare storie fantastiche, distaccandosi dal genere documentaristico e aprendo le porte alla fantascienza. Il cinema narrativo, dunque, nasce con la rappresentazione di uno scienziato.
I film di fantascienza oggi, se confrontati con le produzioni del 1902, si distinguono per la sofisticatezza degli effetti speciali; tuttavia, i temi affrontati non sono così distanti da quelli del passato. Un esempio è “The Martian”, diretto da Ridley Scott, che narra la storia di una squadra di astronauti su Marte, dove uno di loro rimane bloccato e deve essere salvato. Un ingegnoso scienziato utilizza i buchi neri per tentare di tornare sul pianeta rosso e salvare l’astronauta. Oggi, il pubblico che guarda un film di fantascienza, non cerca tanto un’educazione scientifica, quanto l’opportunità di immergersi in un mondo fantastico. Nonostante ciò, la plausibilità scientifica rimane fondamentale per la verosimiglianza di un fim e costituisce un argomento di dibattito tra i fan, e spesso gli scienziati vengono interpellati sulle rappresentazioni cinematografiche della scienza. La fantascienza esplora temi come astronauti, clonazione, robotica e viaggi nel tempo, attraverso la figura dello scienziato, spesso rappresentato dal cinema come “scienziato pazzo”, un personaggio che, per la sua hybris, viola le norme etiche e i limiti della natura, causando disastri. Gli esempi più emblematici risalgono agli anni 30 del 900, come lo scienziato del film “L’uomo invisibile” di James Whale, che, dopo aver scoperto la pozione per l’invisibilità, la usa per scopi criminosi invece di condividerla con la comunità scientifica. Un altro scienziato iconico è il dottor Victor Frankenstein, che cerca di riportare in vita corpi morti, dando vita a un mostro che porta il suo stesso nome. Sebbene il mostro non abbia colpe, è il suo creatore a oltrepassare i limiti naturali. Infine, il dottor Jekyll, con una pozione che modifica la sua personalità, si trasforma in Mr. Hyde, liberandosi da ogni freno sociale e commettendo atti violenti. In queste narrazioni, la scienza è spesso strumentalizzata per il profitto personale e la violazione dei limiti umani per questo, seppur piena di potenzialità, fa paura e il cinema è in grado di raccogliere tutte queste paure. Oggi, il cinema si occupa anche di scienziati reali, spesso presentati in modo romanticizzato in film come “The Imitation Game”, “La teoria del tutto”, “Oppenheimer” e “A Beautiful Mind”. Molte biografie scientifiche trovano spazio sul grande schermo e per raccontarle, si ricorre frequentemente a schemi narrativi come il flashback, che interrompe la sequenza temporale per inserire eventi del passato. Un altro elemento comune è la rappresentazione dello scienziato con difficoltà di accettazione, che può essere un genio solitario o un “nerd” e infine, il rapporto complesso con la vita privata, tema ricorrente in queste narrazioni.
Il cinema ha svolto e continua a svolgere un ruolo fondamentale nel plasmare l’immagine della scienza e degli scienziati nell’immaginario collettivo. Se in passato tendeva a distorcere la realtà scientifica, enfatizzando le paure e riducendo la complessità della ricerca scientifica a semplici archetipi narrativi, oggi possiamo osservare un’evoluzione significativa nella rappresentazione della figura dello scienziato. Sempre più spesso, i film si avvicinano a narrazioni che cercano di riflettere la realtà in modo più accurato, mostrando scienziati come individui complessi, con le loro fragilità, passioni e conflitti etici. Film e documentari oggi non solo intrattengono, ma educano e sensibilizzano il pubblico, promuovendo una maggiore comprensione della scienza e e del suo impatto sulla vita quotidiana.